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Mappare la cecità dei fiumi in Mozambico

Abbiamo incontrato Clécio Sitoe e Silvia Danga il dinamico duo che sta aiutando a mappare la cecità dei fiumi in Mozambico.

Nel novembre 2019 il progetto di mappatura della cecità dei fiumi è arrivato anche in Mozambico rendendo il progetto la più grande mappatura della cecità dei fiumi nell’ambito del progetto fino ad oggi. È anche la prima volta che la cecità dei fiumi, che fa parte delle malattie tropicale neglette, viene rilevata in Mozambico utilizzando tecniche moderne che aiuteranno a valutare la prevalenza della malattia nel paese. Sapere in quali aree del paese intervenire è fondamentale per aiutare ad eliminare la malattia.

Clécio e Silvia si sono conosciuti durante la formazione in classe sul progetto di mappatura della cecità dei fiumi. Il corso è durato tre giorni che si è svolto a Nampula in Mozambico e da allora sono diventati buoni amici. Ma cosa ha spinto Clécio e Silvia a prendere parte al progetto?

Clécio è biologo e lavora per il Ministero della Salute in Mozambico.

Clécio è biologo e lavora per il Ministero della Salute in Mozambico, ci ha raccontato: “ho molta esperienza perché ho lavorato con altre malattie tropicali neglette. Essere coinvolto in questo progetto è importante per me. Prima che il progetto fosse implementato anche Mozambico, discutevo con i miei colleghi del Ministero della salute sulla possibilità di avviare un nuovo progetto di mappatura per la cecità dei fiumi. Il mio collega Rassul Nala che ha contribuito a sviluppare il progetto, mi ha chiesto se volessi essere coinvolto.”

Silvia invece lavora nell’ambito dell’advocacy ed è venuta a conoscenza del progetto da un’amica che stava per essere coinvolta che le ha domandato se fosse interessata a partecipare anche lei. “Ho accettato la sfida perché da questa nuova esperienza potrò imparare qualcosa di nuovo. Forse col passare del tempo potrei condividere le mie esperienze e insegnare ad altre persone di cosa si occupa il progetto e ciò che ho imparato”, ci ha raccontato Silvia.

Silvia lavora nell’ambito dell’advocacy.

Silvia e Clécio sono solo due dei 25 professionisti che compongono il team del progetto. Il gruppo è suddiviso in squadre di due persone: un registratore e un tecnico di laboratorio. Quest’ultimo esegue le analisi del sangue pungendo il dito del paziente e applicandolo su una carta da filtro speciale che verrà inviata al laboratorio per i risultati. Il registratore raccoglie i dati personali dei partecipanti utilizzando un’applicazione sicura che registra i dati GPS e utilizza i codici a barre per collegare i partecipanti ai risultati dei loro test.

“Durante le indagini sarò il tecnico che raccoglie i campioni di sangue”, ci spiega Clécio. “E io avrò il ruolo di registratore durante il progetto” aggiunge Silvia. “Avrò quindi molte responsabilità perché devo assicurarmi di raccogliere informazioni chiare e complete.”

Silvia spiega anche la sua parte preferita della formazione: “mi piace imparare cosa fare quando siamo sul campo. Ad esempio, come interagire e spiegare alla comunità perché questo progetto è così importante.” Avendo una formazione scientifica ed esperienza di lavoro sulle malattie tropicali neglette presso il Ministero della salute, Clécio ritiene che il progetto di mappatura dell’oncocercosi sia un progetto importante per il paese: “raggiungendo i nostri obiettivi possiamo aiutare molte persone. Grazie a questa mappatura sapremo quali passi intraprendere in seguito … se si scopre che il Mozambico ha una prevalenza di cecità dei fiumi, sapremo dove si trova e potremo sconfiggerla.”

Penso che sia importante per il Mozambico eliminare la cecità dei fiumi in quanto contribuirà allo sviluppo del paese. Sento di fare la differenza e sono felice di far parte di questo progetto”, aggiunge Clécio.

Dopo due giorni di formazione in aula e un giorno di formazione in comunità, i team di indagine del progetto sono pronti per iniziare la mappatura. Metà della squadra di screening si è recata nella provincia di Tete e l’altra metà nella provincia della Zambezia. Clécio e Silvia fanno parte della squadra per condurre indagini in tutta la Zambezia, che confina con il Malawi. Le indagini in Zambezia sono iniziate nelle aree del distretto di Morrumbala, dove vive una comunità composta in gran parte da agricoltori.

Il viaggio verso alcune delle comunità nel distretto di Morrumbala può essere spesso lungo e pericoloso: alcune delle comunità vivono molto isolate e le strade sterrate sono difficili da percorrere. Per fortuna nel secondo giorno di raccolta dei dati, la comunità di Clécio e Silvia è a soli 45 minuti di auto dal punto di partenza. Una volta arrivare sul campo i due incontrano la loro guida Albino Jomuoio che li aiuterà a ottenere il permesso dal leader della comunità per svolgere i sondaggi e per dialogare  con i membri della comunità per aiutarli a capire l’importanza del progetto.

 

Albino Jomuoio la guida di Clècio e Silvia nella comunità.

Albino cammina per la comunità con Clécio e Silvia accompagnandoli di casa in casa per trovare i partecipanti che prenderanno parte all’indagine. Per una buona riuscita, l’indagine richiede che partecipino adulti di età superiore ai 20 anni che hanno vissuto nella comunità per almeno 10 anni. Clécio e Silvia raccolgono quindi i fogli di autorizzazione e descrivono il processo del sondaggio a ciascun partecipante.

A fine giornata Clécio e Silvia hanno raccolto i dati di 50 partecipanti. Albino riconosce l’importanza del progetto e ha anche preso parte al sondaggio: “sono felice di prendere parte al sondaggio perché è importante per la salute di ogni persona e della comunità. Conosco persone che non vedono più e sebbene personalmente non sia cieco, da un occhio non ci vedo bene.”

Andare di casa in casa è un processo lungo e faticoso, soprattutto sotto il sole del Mozambico. Per fortuna la maggior parte delle famiglie era stata informata che sarebbero stati effettuati sondaggi e gli era stato detto di lavorare vicino alle loro case per la giornata. “Sono felice perché da quando abbiamo iniziato a fare i sondaggi, abbiamo trovato persone che capiscono la necessità di questo lavoro. La mia esperienza sul campo è stata molto positiva: ho imparato molto. All’inizio pensavo che ci sarebbe stata molta pressione, ma penso che ci stiamo riuscendo “ci racconta Silvia.

Clécio aggiunge: “Ero un po’ preoccupato di andare di casa in casa, perché sono abituato a riunire l’intera comunità in un luogo centrale. È la prima volta che utilizzo questo approccio e può essere stancante, poiché dobbiamo percorrere lunghe distanze e talvolta le condizioni meteorologiche non sono favorevoli. Sembra che la missione sia stata portata a termine con successo!”

"Lavorare insieme a Silvia è stata una bella esperienza. Penso che rimarremo amici dopo aver completato il nostro lavoro"

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