“Questa è una terra veramente difficile. Per visitare i malati devo percorrere in moto molti chilometri in uno scenario desolato e faticoso e mi mancano sempre dei medicinali e delle attrezzature perché non ho i fondi per procurameli. “I villaggi sono poverissimi ed estremamente distanti fra di loro, non ci sono strade e le condizioni di vita che incontro sono più che drammatiche. “Per i malati è quasi impossibile arrivare a un centro medico e loro sono davvero difficili da raggiungere. Tantissime persone muoiono per queste difficoltà. È terribile per me vedere tanta sofferenza sapendo che con un po’ di denaro in più si potrebbero facilmente salvare.

“Tutto quello che faccio ogni giorno, curando tanti bambini, mamme e papà è possibile solo perchè ci siete voi donatori ad aiutarmi. Io sono le vostre mani che esaminano, curano e operano per sconfiggere la cecità e la sofferenza. Qui siamo circondati da sabbia, vento e polvere e la scarsità d’acqua fa sì che venga usata sempre la stessa da tutti i membri di una famiglia che si infettano a vicenda in un circolo vizioso che non ha mai fine. E’ così che si trasmette la terribile infezione del tracoma.”

“Sono tantissime le difficoltà che devo affrontare ogni giorno insieme ai miei infermieri. Io ad esempio lavoro sulla sabbia, a piedi nudi, raggiungendo in moto villaggi sperdutissimi, su sentieri pericolosi dove mi capita spesso di trovarmi davanti a serpenti pericolosissimi come il pitone, e so che se mi dovessero mordere morirei. Ecco, io ho molta paura di tutto questo, ma il pensiero di salvare tanti bambini dal tracoma mi fa affrontare ogni tipo di sacrificio e difficoltà.”